Si è svolta il 17 giugno a Bologna, nel pomeriggio, la prevista manifestazione intitolata “Diecimila stivali”.
Scopo dichiarato era quello di portare davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna un “campione” del fango spalato da migliaia di giovani (ma anche di anziani) nel corso del mese successivo all’alluvione che ha devastato la Romagna. Questo per ribadire che il disastro, per quanto connesso a una serie di piogge eccezionali, s’inquadra nel contesto di un cambiamento climatico noto da anni; un cambiamento causato (o quantomeno rafforzato) da un modello di sviluppo insostenibile che ha dei responsabili, come li hanno la cementificazione del suolo emiliano-romagnolo e la manutenzione, rilevatasi insufficiente, della rete di fiumi e canali della regione.
L’iniziativa, proposta nel corso di un’affollata assemblea che si era tenuta a Bologna il 27 maggio scorso nella centralissima piazza del Nettuno, ha visto la partecipazione di numerose associazioni ambientaliste (Amo Bologna, Bologna for climate justice, Campi aperti, Extinction rebellion, Legambiente, Fridays For Future, per il clima fuori dal fossile, RECA e altre), l’adesione di sindacati conflittuali quali Confederazione Cobas, CUB, SGB, Sicobas, USI-CIT, e di partiti tra i quali CARC, Partito Comunista dei Lavoratori, Potere al Popolo, Sinistra Unita per Bologna (che comprende anche PRC e PCI).
Il corteo, partito intorno alle 17 da piazza XX Settembre (nei pressi della stazione ferroviaria), si è via via ingrossato (in particolare gli spezzoni costituiti dalle organizzazioni sindacali e politiche) arrivando a coinvolgere circa tremila persone. Giunti presso la sede della Regione Emilia-Romagna (notevolmente presidiata dalla polizia) si è assistito a diversi comizi, per poi continuare il percorso in direzione di piazza dell’Unità, cuore del quartiere Bolognina, dove si è sciolto intorno alle 20.
Dal punto di vista della partecipazione la manifestazione è stata deludente, in quanto i partecipanti sono stati assai meno delle migliaia di persone che, nel corso dell’ultimo mese, hanno prestato gratuitamente la loro opera a chi ne aveva (e ne ha ancora) bisogno, in uno slancio di solidarietà veramente sorprendente (un esempio per tutti: la Biblioteca Libertaria Borghi di Castel Bolognese ha beneficiato della solidarietà, non soltanto dei compagni, ma di sconosciuti dai quali mai ce lo si sarebbe aspettato).
Se il limitato numero dei partecipanti alla manifestazione bolognese ha mal rappresentato tutto questo, è stato tuttavia importante ricordare, con un’iniziativa di discreto impatto mediatico, che la solidarietà con gli alluvionati non deve essere disgiunta dalla denuncia delle responsabilità del disastro. È inoltre da segnalare che l’alluvione del mese scorso, così come la siccità della scorsa estate, stanno modificando nella popolazione la percezione della gravità del cambiamento climatico e, conseguentemente, numerose piccole iniziative contro l’inquinamento e la cementificazione stanno fiorendo in tutta la regione e in particolare nei territori intorno a Bologna.
Ciò fa ben sperare per l’immediato futuro.
Luciano Nicolini